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Visualizzazione dei post da gennaio, 2015

Interstizi

Il coraggio di investire e di perseguire l'attività professionale, anche in momenti critici come quello che stiamo attraversando può giungere non solo da coloro che sono arrivati al successo o dai motivatori, ma anche da quelli che ci potrebbero apparire come sconfitti dagli emarginati, da chi non serve più nelle offerte di mercato. Al Pac di Milano si tiene una lodevole iniziativa, intitolata Ri_Scatti, che ha visto coinvolti quali promotori i volontari di un paio di associazioni e agenzie fotografiche (vedi link), che prima hanno tenuto un corso di fotografia a persone senza dimora e poi, consegnate loro delle macchine fotografiche, li hanno trasformati in reporter della quotidianità. La lettura dei luoghi urbani è frutto di una sensibilità onirica ed estremamente schietta, dove il sogno del riscatto è scandito dalle difficoltà più crude come la fame, la stanchezza il riparo dalle intemperie. PAC MILANO RI_SCATTI Ma chi sono questi senza dimora, quali le loro capacità

nuovi broletti

Una delle scorse sere ho avuto modo di verificare quale potenza sia connaturata nell'architettura. Si trattava di un incontro organizzato dai partecipanti del Workout Pasubio che, a due mesi dall'evento in cui si dibatteva in prima istanza del futuro dell'edificio della fabbrica dismessa ex-Manzini di Parma, si sono ritrovati per confrontarsi su quali eventuali iniziative produrre nei prossimi sei mesi all'interno di quegli spazi. http://www.workoutpasubio.it/ Percorrendo l'unica traccia conduttrice della sostenibilità economica delle proposte, sono emerse idee e atteggiamenti contrastanti: pragmatiche repliche di manifestazioni consolidate, luogo per mercatini, spazi pop-up di co-working, sede per sport acrobatici e via discorrendo. Tra lo sbaraglio di fare e incastrare tutto, e il freno a mano dello spauracchio di preventivi business-plan, quello che è emerso è il potere attrattivo di certi spazi. L'indifferenza verso un pez

Appunti tiranesi

L’Albania ha da poco festeggiato i 100 anni di indipendenza, seppur abbia attraversato l’ultimo secolo alla ricerca di un’espressione politica e sociale che fosse frutto di un’identità condivisa, innanzitutto dai propri cittadini oltre che a livello internazionale. La vera svolta, come nel resto dell’est europeo, avviene con il crollo del regime comunista ed al tempo stesso dalla capacità di restare fuori dalle recenti intemperanze balcaniche.  Gli ultimi venti anni hanno visto un primo deflusso popolare migratorio alla ricerca di un’immediata realizzazione dei singoli ed una recentissima ondata di ritorno di albanesi decisi a confluire nel movimento di costruzione ed ammodernamento del Paese. In particolare la capitale sta vivendo una forte espansione dovuta all’insediamento di attività produttive industriali e del terziario legate a investitori internazionali. Inevitabile i mutamenti urbani in corso: dall’edificazione spontanea priva di regole e di infrastrutture si è passa

Molte domande e una risposta

Così come in altri tragicamente epocali momenti della nostra recente convivenza civile, tra le numerose e spesso autorevoli opinioni, anche noi architetti non possiamo tacere le nostre intime riflessioni e pronunciarle, quanto meno quali testimonianza del dolore e dello smarrimento. Dolore di fronte a fatti drammatici per la crudeltà e per i traumi provocati alle vittime e ai loro cari. Smarrimento per due motivi. Da un lato si cerca di capire quali cause spingano dei nostri concittadini ad arrivare a tanto. Dall'altro -correlato al primo motivo- rimarcare che quanto accaduto è avvenuto nel nostro territorio, nel luogo dove abbiamo la casa, il lavoro, gli affetti. Dove vigono la legge e le istituzioni in cui crediamo, dove infrangerle e contestarle significa affrontare pene che provocano in noi terrore. Da questo sentimento fondato sul terrore del taglione nasce il termine territorio, secondo la tesi di Franco Farinelli. Ma cosa accade se i nostri confini vengono mangiati dall'

Ingresso

Siamo partecipi ad una evoluzione degli ambienti che caratterizzano le residenze oggi più diffuse sul mercato. Mi riferisco alla riconfigurazione degli appartamenti dai tre ai cinque vani i quali soprattutto nella zona a giorno, avendo archiviato l'ingresso quale retaggio di tipologie storiche borghesi e ancora prima nobili che mediavano sempre la strada pubblica con gli ambienti privati tramite vani cerimoniali di saluto e spogliazione, tendono a sintetizzare in un ambiente indiviso le funzioni della convivialità, della preparazione dei cibi e del loro offrirsi ai commensali. In breve quello che erano ingresso, salotto, sala da pranzo e cucina, adesso è un indistinto living. Equilibri economici di domanda offerta hanno determinato questo. Ne è conseguito anche un ridisegno delle forniture che stanno sintetizzando quanto più possibile quelle della zona a giorno con le attrezzature della cucina, con influenze che raggiungono anche l'ambiente bagno: gli arredi di questi ambient

festeggiamo il non-capodanno

Nelle ultime settimane è stato un fiorire di auguri, di liste di propositi da concretizzare nel nuovo anno e di elenchi di propositi da togliere dalle liste. Tradizioni che si rinnovano. Smesse le festive vesti e rassettati i tavoli ora stendiamo di nuovo i fogli di carta per ricominciare nuovi progetti. Già, noi facciamo progetti e non propositi. Non auguriamo neppure. Ci impegniamo ogni ora del giorno, tutti i giorni, per trasferire le nostre poetiche, le conoscenze, le innovazioni nelle opere che progettiamo. Sia un dettaglio, una finitura, un recupero, un lembo di territorio o una costruzione. Noi ci preoccupiamo dell'ambiente e di chi lo vivrà perché siamo architetti.