La visita del museo, che raduna una serie di collezioni etnoantropologiche fino ad allora disperse in piccole sedi parigine, sollecita una serie di annotazioni circa le meritevoli scelte progettuali. La prima è relativa al lavoro che viene svolto in ambito morfologico, ossia alla lettura dei lotti che determinano il contesto -cortine continue che corrispondono ai singoli isolati con il vuoto dei cortili all'interno- e la scelta di lavorare per contrasto su due livelli. Il piano terreno del museo costruisce il volume urbano con il verde e ridisegna il vuoto dei cortili sotto al vero edificio. Ai piani superiori l'edificio prende il posto del vuoto sottostante mentre lo scemare della vegetazione determina un vuoto che contrasta con gli allineamenti urbani. L'individuazione tipologica è molto coerente con il tema e con una tesi da sostenere in un paese caparbiamente democratico, ossia che tra le culture che caratterizzano i continenti del globo non esistono e non sono
memorie di innovazione architettonica