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Visualizzazione dei post con l'etichetta museo

Appunti sul museo Quai Branly

La visita del museo, che raduna una serie di collezioni etnoantropologiche fino ad allora disperse in piccole sedi parigine, sollecita una serie di annotazioni circa le meritevoli scelte progettuali. La prima è relativa al lavoro che viene svolto in ambito morfologico, ossia alla lettura dei lotti che determinano il contesto -cortine continue che corrispondono ai singoli isolati con il vuoto dei cortili all'interno- e la scelta di lavorare per contrasto su due livelli. Il piano terreno del museo costruisce il volume urbano con il verde e ridisegna il vuoto dei cortili sotto al vero edificio. Ai piani superiori l'edificio prende il posto del vuoto sottostante mentre lo scemare della vegetazione determina un vuoto che contrasta con gli allineamenti urbani. L'individuazione tipologica è molto coerente con il tema e con una tesi da sostenere in un paese caparbiamente democratico, ossia che tra le culture che caratterizzano i continenti del globo non esistono e non sono ...

Dopo mangiato. Arte, cultura e moda che resteranno sulla tabula urbana milanese

L’estate del 2015 oltre a portare sul palcoscenico mondiale la congerie tecno-gastronomica globale organizzata lungo i fieristici cardo e decumano dai giorni contati, ha funzionato come campana di fine intervallo e chiamata a raccolta delle immobiliari etoile, per l’apertura del sipario sul rinnovamento urbano di Milano. Operazioni di riconversione e ripristino –partite a macchia di leopardo nell’ultimo decennio- sono organicamente sbocciate in maniera massiva da questa primavera  mostrando una città-metropoli che intende dialogare tramite sintassi internazionale portando argomenti riferiti alla cultura e alla storia. Servite da nuove infrastrutture di collegamento sono emerse nuove centralità corpose quali il Portello, Porta Nuova e City Life ma anche deliziose operazioni puntuali quali il recupero della Darsena e il Mercato Metropolitano. La tradizionale coscienza civica locale connaturata negli innesti di impresa industria e cultura  si è radunata sotto le luci del Cast...

toccare per vedere

Curioso, ci eravamo appena assorti nella legge di Brooks, per cui tutto tende al piccolo e -per traslato- al virtuale che, magia, veniamo invitati ad entrare nella pancia del misterioso mondo di Amazon: la stiva paragonabile alla casa di Babbo Natale, dove ogni ben di dio attende di essere consegnato a chi se lo merita, o a chi ha la carta di credito. Come dire: indietro tutta, il virtuale non esiste -è virtuale- e nulla può restare nascosto. Rifugiamoci nel tangibile. Magazzini di Amazon Quasi simile è ciò che è avvenuto nei musei e nelle biblioteche, in cui i magazzini hanno assunto pari dignità delle sale di lettura ed espositive (Quai Branly docet). quai branly Ma non finisce qui. La rivoluzione è entrata nelle nostre case: all'ultimo Salone del Mobile non è stato raro veder cabine armadio trasparenti, progettate soprattutto per free standing da vere protagoniste. Bretelle, mutande e calzini, riposti a fianco di gonne e blazer funzionano come scatole di denti fossili af...

terzo tempo

Ci volevano i nuovi Ruccellai o Medici a noi contemporanei, per pacificare due caratteri rocciosi -un po' spigolosi ma come le pietre ben intagliate e molto dure- come Rem Koolhaas e Salvatore Settis. Ancora si vedono al largo i bagliori delle loro disfide veneziane che già li troviamo fianco a fianco a presidiare il vernissage della semiapertura della Fondazione Prada a Milano. Insomma dopo essersele ben bene date (a parole) eccoli in uno splendido terzo tempo, accomunati da progetti culturali capaci di pacificare il classico con il contemporaneo. Il terzo tempo porta sempre energie positive e hic et nunc  getta benzina sul fuoco meneghino speriamo capace di illuminare la notte italiana. Un bell'articolo da Il Giornale dell'Architettura riporta il clima della portata dell'evento e dell'opera, e a contorno di articoli internazionali. Ci impegnamo a riferire alla nostra prossima visita. http://ilgiornaledellarchitettura.com/articoli/2015/4/124174.html http:/...

Com'è capricciosa Venezia

Ai più Venezia appare ancora oggi impigliata tra una iconografia che sa di grave predizione atavica e una sfacciata carnascialesca accondiscendenza al pop. Una sorda ambiguità che affonda le palificate sulle paludose e liquefatte visioni del Guardi, il quale pone una fosca distanza tra la lucentezza della Serenissima e ciò che sarebbe dovuto da lì in avanti a divenire con la caduta della Repubblica. Una mitologizzazione culturale moderna ben tratteggiata nella letteratura che muta, trattiene e stratifica negli ultimi quattro secoli fisiognomiche mutevolezze, dalla galanteria di Goldoni, alla passionalità decadente di Casanova, dalla poesia di Goethe, al non-essere di Byron, per giungere alla decadenza di Mann. Il culmine della venezianità architettonica sfocerà da una lato nel riconoscimento del palladianesimo internazionale quale linguaggio ambasciatore delle esperienze illuminate di molteplici menti locali, dall’altro lato senza riuscire ad oscurare la sovrapposizione di stili, ...