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brugole

Un rito sociale si sta sempre più diffondendo in molte città del mondo: terminata la settimana lavorativa si desidera entrare nell’atmosfera della natura amica e profonda delle foreste. Non potendo raggiungerla in poco tempo ci si accoda a percorrere, anziché sentieri tra le felci, dei corridoi ricavati tra corsie di arredi e casalinghi di prodotti nordici, all’interno di un prefabbricato vicino all’autostrada. Dopo una merenda svedese,  si esce con il baule pieno di oggetti che sembra che abili mani abbiano saputo cogliere da madre natura e forgiato con cura, anche se in realtà sono di plastica o laminati. Può sembrare riduttivo, ma il massificato fenomeno sociale ha nobili origini antiche radicate nell’artigianalità di una terra scandinava, che un secolo fa hanno creato i prodromi per una cultura del design, che caratterizza la produzione tanto degli oggetti quanto dell’architettura.  Le riflessioni del Movimento Moderno nelle nazioni scandinave hanno generato una ris...

Dopo mangiato. Arte, cultura e moda che resteranno sulla tabula urbana milanese

L’estate del 2015 oltre a portare sul palcoscenico mondiale la congerie tecno-gastronomica globale organizzata lungo i fieristici cardo e decumano dai giorni contati, ha funzionato come campana di fine intervallo e chiamata a raccolta delle immobiliari etoile, per l’apertura del sipario sul rinnovamento urbano di Milano. Operazioni di riconversione e ripristino –partite a macchia di leopardo nell’ultimo decennio- sono organicamente sbocciate in maniera massiva da questa primavera  mostrando una città-metropoli che intende dialogare tramite sintassi internazionale portando argomenti riferiti alla cultura e alla storia. Servite da nuove infrastrutture di collegamento sono emerse nuove centralità corpose quali il Portello, Porta Nuova e City Life ma anche deliziose operazioni puntuali quali il recupero della Darsena e il Mercato Metropolitano. La tradizionale coscienza civica locale connaturata negli innesti di impresa industria e cultura  si è radunata sotto le luci del Cast...

toccare per vedere

Curioso, ci eravamo appena assorti nella legge di Brooks, per cui tutto tende al piccolo e -per traslato- al virtuale che, magia, veniamo invitati ad entrare nella pancia del misterioso mondo di Amazon: la stiva paragonabile alla casa di Babbo Natale, dove ogni ben di dio attende di essere consegnato a chi se lo merita, o a chi ha la carta di credito. Come dire: indietro tutta, il virtuale non esiste -è virtuale- e nulla può restare nascosto. Rifugiamoci nel tangibile. Magazzini di Amazon Quasi simile è ciò che è avvenuto nei musei e nelle biblioteche, in cui i magazzini hanno assunto pari dignità delle sale di lettura ed espositive (Quai Branly docet). quai branly Ma non finisce qui. La rivoluzione è entrata nelle nostre case: all'ultimo Salone del Mobile non è stato raro veder cabine armadio trasparenti, progettate soprattutto per free standing da vere protagoniste. Bretelle, mutande e calzini, riposti a fianco di gonne e blazer funzionano come scatole di denti fossili af...

riletto

Uno dei libri che rileggo è un libro di fotografie. Un caso curioso fare così attenzione al testo -ancor prima che alle illustrazioni- che introduce alle centinaia di fotografie che John Pawson ha scelto per dimostrare la poetica che caratterizza la sua esistenza. Minimum è il nome del libro -uscito per Phaidon ormai nel 2003- e anche dell'attitudine ontologica nella quale l'autore si riconosce. "Il minimum  può essere definito come la perfezione che un oggetto raggiunge quando non è più possibile migliorarlo per sottrazione". Difficile aggiungere -o meglio togliere- a questa definizione escatologica, oltre la quale si pone il nulla, il limite estremo che costruisce le esperienze visive riportate nel volume e riordinate in paragrafi: massa, luce, struttura, rituale, paesaggio, ordine, contenimento, ripetizione, volume,essenza, espressione. John Pawson è architetto e queste sono categorie con le quali costruisce una propria teoria e una propria poetica di architettura...