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Un caso esemplare di processo di rigenerazione urbana: Amburgo

I primi giorni di quest’anno è stata inaugurata la Elbphilarmonie di Amburgo, progettata dallo studio Herzog & de Meuron, con un iter ideativo e realizzativo iniziato nel lontano 2003. L’opera ad oggi è l’icona del complesso processo di riqualificazione della città, governato tramite lo strumento delle InternationaleBauasstellungen –IBA- nato nel 1901 in forma di mostre di progetti e che dall’esperienza dell’IBA Berlin degli anni 1984-87, ed in seguito quelli di Emscherpark, Seee e Stadtumbau, è divenuto il processo di proposte e di governo di trasformazione urbana e paesaggistica a grande scala dei più importanti interventi della Germania. IBA Amburgo interessa l’intera isola di Wilsemberg –la più grande isola europea posta sopra un fiume- e un’area ad essa perimetrale comprendente gran parte dei porti dismessi, proponendo tre obiettivi centrali: costruire nella città edifici climaticamente neutrali (zero emissioni), integrazione di tutte le fasce sociali e di tutte le etnie, cr...

Appunti sul museo Quai Branly

La visita del museo, che raduna una serie di collezioni etnoantropologiche fino ad allora disperse in piccole sedi parigine, sollecita una serie di annotazioni circa le meritevoli scelte progettuali. La prima è relativa al lavoro che viene svolto in ambito morfologico, ossia alla lettura dei lotti che determinano il contesto -cortine continue che corrispondono ai singoli isolati con il vuoto dei cortili all'interno- e la scelta di lavorare per contrasto su due livelli. Il piano terreno del museo costruisce il volume urbano con il verde e ridisegna il vuoto dei cortili sotto al vero edificio. Ai piani superiori l'edificio prende il posto del vuoto sottostante mentre lo scemare della vegetazione determina un vuoto che contrasta con gli allineamenti urbani. L'individuazione tipologica è molto coerente con il tema e con una tesi da sostenere in un paese caparbiamente democratico, ossia che tra le culture che caratterizzano i continenti del globo non esistono e non sono ...

LE MEDITATE DISTANZE DI PAOLO ZERMANI

L’architettura non ha fondamenta più solide se non nell’immaterialità della poetica. Il movimento della fissità di un’ombra portata su di un muro in laterizio lungo il corso della giornata è l’impalpabile indizio della sosta e del passaggio di un architetto costruttore di luoghi. Paolo Zermani, uomo di sanguigna e di lettere, è testimone di come il progetto dell’architettura sia complementare alla ricerca teorica: professore ordinario in composizione architettonica presso la Facoltà di architettura di Firenze, accademico di San Luca, visiting professor presso la  Syracuse University, fondatore e coordinatore dei Convegni sulla “Identità dell'architettura italiana”, è autore di diversi libri che descrivono con perseveranza il logico principio di rinnovamento della tradizione architettonica. Tra le opere si ricordano quelle che affiancano le quattro conferenze riportate nel libro:  la cappella sul mare a Malta (1989), il famedio e museo per la sepoltura degli uomini illustri d...

Cronaca di progetto pt 2

Come ogni altro progetto anche questo ha preso le mosse dalle indicazioni sul luogo e da suggestioni culturali oltre che dalle richieste specifiche dei committenti. Al momento dell'incarico ricordo che le prime due erano entrambe poche: l'area di progetto non avevamo ancora potuto visitarla e per questo ci siamo basati sulle immagini di Google Earth e di una piantina catastale. Siamo riusciti ad intuire che l'area era un promontorio con una vista predominante verso sud, l'accesso da nord e un segno nel lotto che indicava una costruzione arcaica -si parlava di un rudere agricolo- curiosamente inclinato secondo l'asse eliotermico. Sapevamo anche che era una zona dove erano stati fatti dei ritrovamenti di epoca imperiale ma sul lotto, allora, non era emerso alcun vincolo archeologico. La suggestione di ritrovarsi a poca distanza dall'Appia Antica in un contesto dove erano presenti delle terme di epoca romana non poteva far tacere fantasmi e porci in dialogo con qu...

Cronaca di un progetto pt 1

Adesso che le ombre si mostrano sul terreno, che l'entusiasmo dei committenti è rivolto verso la conclusione, che il cantiere rumoreggia sferragliante nella brezza, adesso che il pensiero tracciato dalle impercettibili linee si traduce in materia attraverso le mani callose di un mastro carpentiere, è bene che noi progettisti ci volgiamo indietro a riguardare tutto il tragitto percorso fino a questo momento. vista del fronte nord: costruzione della struttura Così abbiamo modo di non trascurare le trame che hanno intessuto il progetto, anche quelle impalpabili che spesso annegano nelle difficoltà esecutive e che solo alla fine rendono l'opera priva di quel sapore che era nelle intenzioni. E' un momento delicato, da tacere ai collaboratori. Una elegia nascosta che possa guidare ogni scelta. schizzo delle prime suggestioni Da qui nasce il racconto di questo cantiere per una casa sui colli dei castelli romani, in un luogo denso di storia che il...

nuovi broletti

Una delle scorse sere ho avuto modo di verificare quale potenza sia connaturata nell'architettura. Si trattava di un incontro organizzato dai partecipanti del Workout Pasubio che, a due mesi dall'evento in cui si dibatteva in prima istanza del futuro dell'edificio della fabbrica dismessa ex-Manzini di Parma, si sono ritrovati per confrontarsi su quali eventuali iniziative produrre nei prossimi sei mesi all'interno di quegli spazi. http://www.workoutpasubio.it/ Percorrendo l'unica traccia conduttrice della sostenibilità economica delle proposte, sono emerse idee e atteggiamenti contrastanti: pragmatiche repliche di manifestazioni consolidate, luogo per mercatini, spazi pop-up di co-working, sede per sport acrobatici e via discorrendo. Tra lo sbaraglio di fare e incastrare tutto, e il freno a mano dello spauracchio di preventivi business-plan, quello che è emerso è il potere attrattivo di certi spazi. L'indifferenza verso un pez...