Come ogni altro progetto anche questo ha preso le mosse dalle indicazioni sul luogo e da suggestioni culturali oltre che dalle richieste specifiche dei committenti. Al momento dell'incarico ricordo che le prime due erano entrambe poche: l'area di progetto non avevamo ancora potuto visitarla e per questo ci siamo basati sulle immagini di Google Earth e di una piantina catastale. Siamo riusciti ad intuire che l'area era un promontorio con una vista predominante verso sud, l'accesso da nord e un segno nel lotto che indicava una costruzione arcaica -si parlava di un rudere agricolo- curiosamente inclinato secondo l'asse eliotermico. Sapevamo anche che era una zona dove erano stati fatti dei ritrovamenti di epoca imperiale ma sul lotto, allora, non era emerso alcun vincolo archeologico. La suggestione di ritrovarsi a poca distanza dall'Appia Antica in un contesto dove erano presenti delle terme di epoca romana non poteva far tacere fantasmi e porci in dialogo con quanto architettonicamente da allora era stato tramandato. Come mettere in dialogo i principi dominanti di allora con il nostro approccio che tende ad asciugare quanto possibile il progetto?
Troviamo che individuare un tema dominante, assumere quanto le teorie e i principi architettonici consolidati quali riferimenti e lavorarli con le forze che emergono dalle relazioni del contesto sia un metodo che faciliti il lavoro e riduca gli impulsi soggettivi.
I pochi segni a terra riportati, l'asse eliotermico e l'andamento altimetrico erano quanto avevamo del luogo. Circa il tema avevamo individuato nella villa romana, con quell'intervallarsi di spazi -chiusi, porticati, ombreggiati, aperti, verdi, lastricati, di rappresentanza, privati, di servizio- la nostra guida tipologica, e il muro -continuo, scavato, abitato, bucato, stratificato, così evidente nelle terme e nella presenza nel paesaggio degli acquedotti- ciò che avrebbe costruito i limiti materici degli spazi. La scansione degli spazi dalla chiusura verso la strada di accesso -posta a nord-all'apertura verso il paesaggio a sud, eseguita con un muro da abitare e da smembrare in questa processione dall'urbano alla natura, divenne l'idea progettuale.
Un lavoro molto in pianta che tuttavia prevedeva due ulteriori paragrafi: l'inserimento nei pressi dell'abitazione di un ulivo secolare che i committenti desideravano regalarsi e uno spazio ipogeo di servizio.
I primi segni, il meta-progetto, hanno individuato una direzione dominante nord sud con due assi ordinatori: uno che riprende il segno a terra dei resti riportati in cartografia -che peraltro ricalca l'asse eliotermico- e un secondo asse che si divarica per stabilire un presunto rapporto visivo con la valle che scende verso il Tirreno ed il Circeo. Su queste direzioni si snoda il muro che avvolge gli spazi principali -patii, stanze, portici, rimesse- e che verso sud viene a mano a mano smaterializzato. L'individuazione puntuale delle destinazioni dei locali, degli arretramenti delle partizioni esterne, delle disposizioni delle aperture, l'andamento delle falde -tema anch'esso che ripropone un'idea di romanità- sono tutti elementi che assecondano già in fase di impostazione i principi di sostenibilità che vedono nel rapporto con l'orientamento eliotermico, dei venti dominanti e delle caratteristiche del contesto dei riferimenti imprescindibili.
Così, dialogando tramite i segni tracciati sui fogli con un passato remoto molto presente, un luogo fortemente caratterizzato e le poche indicazioni ricevute dai committenti siamo giunti ad una prima proposta da sottoporre e verificare in una successiva visita in loco.
http://www.gazzamasseraarchitetti.it/
I pochi segni a terra riportati, l'asse eliotermico e l'andamento altimetrico erano quanto avevamo del luogo. Circa il tema avevamo individuato nella villa romana, con quell'intervallarsi di spazi -chiusi, porticati, ombreggiati, aperti, verdi, lastricati, di rappresentanza, privati, di servizio- la nostra guida tipologica, e il muro -continuo, scavato, abitato, bucato, stratificato, così evidente nelle terme e nella presenza nel paesaggio degli acquedotti- ciò che avrebbe costruito i limiti materici degli spazi. La scansione degli spazi dalla chiusura verso la strada di accesso -posta a nord-all'apertura verso il paesaggio a sud, eseguita con un muro da abitare e da smembrare in questa processione dall'urbano alla natura, divenne l'idea progettuale.
Un lavoro molto in pianta che tuttavia prevedeva due ulteriori paragrafi: l'inserimento nei pressi dell'abitazione di un ulivo secolare che i committenti desideravano regalarsi e uno spazio ipogeo di servizio.
I primi segni, il meta-progetto, hanno individuato una direzione dominante nord sud con due assi ordinatori: uno che riprende il segno a terra dei resti riportati in cartografia -che peraltro ricalca l'asse eliotermico- e un secondo asse che si divarica per stabilire un presunto rapporto visivo con la valle che scende verso il Tirreno ed il Circeo. Su queste direzioni si snoda il muro che avvolge gli spazi principali -patii, stanze, portici, rimesse- e che verso sud viene a mano a mano smaterializzato. L'individuazione puntuale delle destinazioni dei locali, degli arretramenti delle partizioni esterne, delle disposizioni delle aperture, l'andamento delle falde -tema anch'esso che ripropone un'idea di romanità- sono tutti elementi che assecondano già in fase di impostazione i principi di sostenibilità che vedono nel rapporto con l'orientamento eliotermico, dei venti dominanti e delle caratteristiche del contesto dei riferimenti imprescindibili.
Così, dialogando tramite i segni tracciati sui fogli con un passato remoto molto presente, un luogo fortemente caratterizzato e le poche indicazioni ricevute dai committenti siamo giunti ad una prima proposta da sottoporre e verificare in una successiva visita in loco.
http://www.gazzamasseraarchitetti.it/
Commenti
Posta un commento