Se un libro può essere generoso, questo lo è. Una rigorosa
generosità è l’aura che più volte emerge leggendo i testi che accompagnano il
bel volume –pubblicato dalla importante casa editrice Thames & Hudson- che
celebra i quarant’anni professionali di Alberto Campo Baeza, il quale di sé
dice di non possedere auto, tv, orologio e cellulare. E che nella sua
biblioteca ci sono più libri di poesia che di architettura. L’individuazione
profonda di una poetica, propria e identificata in un linguaggio culturale
fondato e diffusamente condiviso, si è fatta negli anni strategia progettuale
che ha identificato nei principi formali del Movimento Moderno gli
imprescindibili riferimenti. Dalle geometrie dei volumi puri non si è mai
discostato e la costruzione delle sue architetture, in relazione al tema ed al contesto,
è stata sempre risolta senza esitazioni in termini iper-euclidei. Di
prestazioni tecnologiche neppure si accenna ma si dimostrano nei dettagli,
riportati nelle tavole esecutive presenti. Superate le riflessioni delle prime
opere sulla matericità epidermica del dialogo con il contesto che si esprimeva
nell’uso del laterizio, anche la materializzazione dei suoi progetti assume in
modo dogmatico i quattro elementi sacri della poetica modernista: intonaco
bianco, lastre lapidee in nuances chiarissime, acciaio, vetro. E grazie alla chiarezza
dei principi compositivi, delle configurazioni ammesse e dei pochi materiali ha
coerentemente attraversato innumerevoli temi architettonici pubblici e privati,
urbani e del paesaggio, affiancando emergenze storiche o costruendo nuove
centralità urbane. Il libro raccoglie tutte le opere realizzate e non
realizzate-debitamente rappresentate- cataloga tutti gli interventi e le
pubblicazioni, senza nulla tralasciare come pure un biografico album di
fotografie, ponendosi ad oggi come il più completo regesto di tutte le attività
pubbliche e semiprivate dell’architetto. Inoltre una selezione di opere
rappresentative –dalla Junta de Castilla y Léon, attraverso l’Andalucia’s
Museum con la Caja Saving bank di Granada, fino a Casa Turégano- sono
generosamente illustrate con splendide fotografie, riproduzione dei modelli e
dei rigorosi disegni costruttivi. Generose le testimonianze di Richard Meier,
David Chipperfield, Jesùs Aparicio e l’intervista con Manuel Blanco. E di una
fanciullesca gentilezza –che solo apparentemente potrebbe stridere con il
rigore incrollabile che ammanta la sua figura- sono i suoi due brevi testi che
in una nota riportano che la sua più profonda aspirazione è essere felice,
perché si sente circondato da persone generose.
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