Un rito sociale si sta sempre più
diffondendo in molte città del mondo: terminata la settimana lavorativa si
desidera entrare nell’atmosfera della natura amica e profonda delle foreste.
Non potendo raggiungerla in poco tempo ci si accoda a percorrere, anziché
sentieri tra le felci, dei corridoi ricavati tra corsie di arredi e casalinghi
di prodotti nordici, all’interno di un prefabbricato vicino all’autostrada.
Dopo una merenda svedese, si esce con il
baule pieno di oggetti che sembra che abili mani abbiano saputo cogliere da
madre natura e forgiato con cura, anche se in realtà sono di plastica o
laminati. Può sembrare riduttivo, ma il massificato fenomeno sociale ha nobili
origini antiche radicate nell’artigianalità di una terra scandinava, che un secolo
fa hanno creato i prodromi per una cultura del design, che caratterizza la
produzione tanto degli oggetti quanto dell’architettura. Le
riflessioni del Movimento Moderno nelle nazioni scandinave hanno generato una
risposta interamente connaturata alle estreme condizioni ambientali. Maestri
quali Gunnar Asplund, Alvar Aalto e Eero Saarinen, con la loro sensibilità
hanno iniziato un gusto che fa dell’assimilazione della natura all’interno
dell’opera, l'elemento preponderante del processo prima creativo e poi
produttivo. In particolare articolando la composizione spaziale secondo
criteri, poi detti organici, che si riferiscono alle complessità delle forme
del paesaggio. Materiali moderni, intonaco bianco vetro e ferro, affiancati da legno e pietra, lavorati
con tecniche che attingendo alla maestria artigianale, danno vita tanto alle
rinomate produzioni dell’industria del design quanto agli interventi
architettonici.
Numerose sono le occasioni per
riflettere sullo stato della cultura architettonica scandinava e su elementi di
spicco come la riflessione sul paesaggio, determinato da azioni di
pianificazione interdisciplinare e utilizzo consapevole delle risorse, ripensato
quale strumento utile a promuovere politiche strategiche e scelte progettuali
in grado di migliorare le condizioni di vita sia nelle aree urbane che in
quelle rurali.
SNOHETTA: Tverrfjellhytta, Norwegian Wild Reindeer Pavilion |
Il rapporto architettura-contesto risolto da scelte formali in
linea con la tradizione scandinava è ben testimoniato dall’opera dello studio
norvegese Snøhetta, che da una delle più alte
montagne norvegesi prende il nome lo studio di architetti e paesaggisti, giunto a notorietà
internazionale con la Biblioteca di Alessandria d’Egitto, il Teatro dell’Opera
di Oslo, vincitore di numerosi riconoscimenti della critica, fino al
recente ampliamento del Moma di San Francisco.
Sul rapporto architettura
natura lavorano anche gli studi di Reiulf Ramstad e Jensen &
Skodvi nel campo dei
percorsi tematici. Negli ultimi dieci anni hanno infatti realizzato percorsi
nel territorio rurale e edifici a servizio del turismo sostenibile, venendo a
strutturare il National Tourist Routes che ha trasformato il paesaggio rurale
in un’importante rete di attrazioni turistiche nazionali: i progetti includono
saune fluviali, piattaforme panoramiche e ponti, piazzole di sosta, sentieri
attrezzati, caffè, alberghi e centri espositivi e di informazione, all'interno
di un magnifico ambiente naturale con montagne, fiordi, cascate, pinete,
scogliere e gole.
JENSEN & SKODVIN: Juvet Landscape hotel |
L’identità nordica a partire dai
maestri del novecento e attraverso le scuole di design tiene una linea di produzione
in cui il connubio forma- funzione risente nel profondo dell’universo naturale
estremo, come una presenza che non concede nulla al superfluo e al contempo
impone un linguaggio accomodante e gentile, capace di esorcizzare appunto la
rigidezza del clima. La natura è il vero monumento delle regioni scandinave, in
quanto ammonimento e riferimento, passato e futuro. Da condizionamento è divenuto
valore, capace di suggerire politiche ecosostenibili, impianti urbani giudicati
i più vivibili di tutto il mondo, e riprodurre nell’immaginario collettivo
globale una perfetta identificazione tra produzione industriale e luoghi
naturali. Il tempo ha dato ragione ad Alvar Aalto, che nel 1938 affermava: “la
natura, non la macchina, è il più importante modello per l’architettura”.
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