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a metà tra gli infiniti

Ho appena finito di leggere un libro bellissimo: si intitola Sette brevi lezioni di fisica, edito da Adelphi, e lo ha scritto il fisico Carlo Rovelli. E' bellissimo per tre motivi. Utilizza un linguaggio molto comprensibile e molto avvincente, addentrandosi nelle questioni quanto basta per descriverle nei tratti fondamentali. Secondo, ci rende -seppur superficialmente- edotti di quelle che ad oggi sono le sei più importanti teorie della fisica: la legge della relatività con la descrizione dello spazio non di un qualcosa di vuoto ma di una cosa che addirittura si piega; i quanti che determinano una volta per tutte che la realtà esiste, ma per poco; il cielo stellato nel quale lanciamo a perdere il nostro sguardo è simile alla superficie del mare con tante onde, tante stelle e tanti buchi neri; la scoperta del bosone di Higgs è una scoperta che conferma brandelli di teorie delle particelle che non si sa bene come stiano tutte insieme; il nostro essere reali consiste nell'interazione di granelli gravitazionali, di tempo, di luce e di materia oscura; Boltzmann si suicidò perché nessuno al mondo fu in grado di capire che ogni evento non è che il risultato di una variabile tra poco probabile e molto probabile. E la settima lezione tratta di ciò che accomuna tutte le ricerche della scienza fisica: noi. Noi che ci innamoriamo, che giochiamo, che ci isoliamo e che lavoriamo. Noi che osserviamo cercando di capire. Tutti i noi che ci hanno preceduto e hanno tentato e ritentato di descrivere i fenomeni, avanzando e dovendo ritrattare -interessanti i numerosi fallimenti di luminari come Einstein riportati-"Nella consapevolezza che possiamo sempre sbagliarci, e quindi pronti ogni istante a cambiare idea se appare una nuova traccia, ma sapendo anche che siamo bravi capiremo giusto, e troveremo. Questo è la scienza". E' un libro che dà coraggio, che riporta il fallimento al'impresa, all'agire comune, al noi. E questo è il terzo motivo. E' lo stesso desiderio che ha animato i grandi pensatori, i poeti classici e di ogni epoca, gli artisti e gli scienziati. E' lo stesso sentimento di meraviglia che ci fa innamorare. "Per natura amiamo e siamo onesti. E per natura vogliamo sapere di più. E continuiamo a imparare. La nostra conoscenza del mondo continua a crescere. Ci sono frontiere, dove stiamo imparando, e brucia il nostro desiderio di sapere. Sono nelle profondità più minute del tessuto dello spazio, nelle origini del cosmo, nella natura del tempo, nel fato dei buchi neri, e nel funzionamento del nostro stesso pensiero. Qui, sul bordo di quello che sappiamo, a contatto con l'oceano di quanto non sappiamo, brillano il mistero del mondo, la bellezza del mondo, e ci lasciano senza fiato".
E' un libro che mi ha fatto scoprire che alla base della scienza c'è la poesia. Come in architettura.




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