Così come era accaduto un secolo fa, il continente sudamericano sta vivendo una importante trasformazione socio-politica, con importante ricadute su quanto attiene alle città e all’ambiente. E come un secolo fa il mondo dell’architettura studia i fenomeni che governano -o che improvvisano- i processi di rigenerazione e di ampliamento del costruito, le ripercussioni sull’ambiente naturale, sulle popolazioni che da un lato cercano un riscatto nella vita urbana e dall’altro difendono territori vergini. Molto di quanto sta avvenendo è testimonianza di ciò che è trascorso anche in altre parti del globo o che potrebbe avvenire. Mostrando le fotografie ricavate da un unico reportage, nel 1955 il Moma metteva in scena una inchiesta sui repentini sviluppi urbanistici del continente sudamericano e una prima riflessione sui principi teorici e stilistici del Movimento Moderno che, via Stati Uniti e risapute consulenze di Le Corbusier, erano da poco sbarcati in quelle lande. Da allora le traversie economiche e politiche hanno segnato forti discontinuità in quel movimento culturale e si è dovuto attendere la fine delle dittature per ritrovare una costante ripresa che prosegue tuttora. Non solo Brasile, Argentina e Messico, ma anche Cile, Colombia, Venezuela e Perù, in attesa di Cuba, partecipano al dibattito internazionale portando realizzazioni urbanistiche ed architettoniche che destano interesse. Dagli avi Lucio Costa, Oscar Niemeyer, Luis Barragàn, Paulo Mendes da Rocha, Lina Bo Bardi, ai contemporanei Alejandro Aravena, Mathias Klotz, Marcio Kogan, giusto per fare illustri esclusioni e senza dimenticare i numerosi maestri stranieri che in ogni epoca sono intervenuti, sono tra i più noti autori che hanno contribuito alle rigenerazioni urbane delle metropoli anche tramite le opere che portano la loro firma.
Dopo sessanta anni, riunendo e mostrando per la prima volta non più solo fotografie, ma plastici e disegni originali, documenti su differenti supporti, il Moma riaggiorna quella prima indagine, focalizzandosi sul periodo 1955 - 1980, ossia sulle scelte programmatiche ed infrastrutturali che hanno fatto da preludio a quanto ancora oggi -forse con una forza che non si era mai percepita- continua, in quel continente fatto di continenti, dove la civiltà occidentalizzante avanza in un oceano misterioso di miti e riti magici.
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